Secondo lo studio dell’Università La Sapienza di Roma pubblicato sulla rivista Genome Biology in un periodo compreso tra 12.000 e 5.000 anni fa, in cui il deserto del Sahara era verde e popolato. Per ricomporre il puzzle dell’evoluzione umana nel Sahara, i ricercatori hanno utilizzato la tecnica del sequenziamento genetico che ha permesso di analizzare più di 3 milioni di lettere nel Dna di 104 individui per concludere che le caratteristiche genetiche delle popolazioni maschili nord-africane e sub-sahariane sono state plasmate da antiche migrazioni. Secondo gli autori, infatti, più di 5.000 anni fa, nell’Olocene, il Sahara era una terra fertile e non rappresentava una barriera geografica per gli spostamenti verso le coste del Mediterraneo.
In questa direzione va anche uno la ricerca pubblicata su Science Advances secondo cui, a causa dell’asse di rotazione della Terra e dei monsoni, almeno da 240.000 anni a questa parte le condizioni del Sahara mutano profondamente a cicli di 20.000 anni trasformandolo da giardino a deserto.
Lo studio è ha preso avvio dal mare prospicente le coste occidentali dell’Africa settentrionale, dove, nel corso del tempo, i sedimenti, hanno raccolto e conservato la polvere del Sahara che i venti trasportano periodicamente verso l’Oceano Atlantico. Quando il Sahara è più secco e arido la quantità di polvere che arriva in mare è maggiore e il torio presente nei sedimenti è più concentrato. Il contrario avviene quando il Sahara diventa più umido: meno polvere, e quindi minore concentrazione di torio. L’analisi della percentuale di torio nei sedimenti ha permesso di capire che il Sahara diventa più verde per poi ritornare desertico con un ritmo di circa 20.000 anni.
Secondo David McGee (del MIT), uno degli autori della ricerca, questa alternanza di condizione dipende dalla variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre, che oscilla tra i 22,5° e i 24,5° (l’attuale inclinazione sul piano dell’orbita è di 23,27°) in periodi di 40.000 anni circa. Questa variazione influenza anche i monsoni, che non sono un’esclusiva dell’Asia, ma si verificano anche in alcune zone dell’Africa: in particolare, il “monsone africano occidentale” interessa la fascia a sud del Sahara.
Quando la Terra è più inclinata, il Sahara ricevere più luce solare estiva e si ha un’intensificazione dell’attività monsonica della regione, che a sua volta rende il Sahara più umido e di conseguenza anche più verde. Quando invece l’asse del pianeta oscilla verso un angolo che riduce la quantità di luce solare per unità di superficie, l’attività dei monsoni si indebolisce portando a un clima più secco, simile a quello che vediamo oggi.