Scritto da James Graham Ballard “Deserto d’acqua” è uscito nella seconda edizione con il titolo “Il mondo sommerso” e, pur essendo stato scritto nel 1962 quando ancora non si parlava di riscaldamento globale, propone uno scenario post apocalittico dove i ghiacci polari si sono sciolti e le città si sono trasformate in gigantesche lagune. Queste, nel corso degli anni sono state via via abbandonate, sia a causa dell’eccessivo calore che delle difficili condizioni di vita per gli umani. Mentre ne “Il vento dal nulla” la catastrofe veniva descritta da James Graham Ballard nella sua paurosa progressione, giorno per giorno, qui, la narrazione comincia a cose fatte: la terra è sommersa, i superstiti si aggirano in una sterminata laguna, dove i monumenti della civiltà, le più orgogliose costruzioni dell’uomo, che ancora affiorano, sono diventati elementi di un mondo spettrale, ignoto e pericoloso come una giungla.
Con il mondo prigioniero di un clima triassico tropicale, la grande metropoli di Londra si è trasformata in una laguna in cui elicotteri dell’ONU vanno e vengono tra i palazzi in rovina in cui vivono iguane giganti che il rumore delle pale fa spaventare e tuffare in acqua. Una squadra di ricercatori scienziati guidata da militari dell’ONU sta infatti esplorando il sistema di enormi lagune che ricopre la città che un tempo fu Londra.
Siamo alla fine del ventunesimo secolo o giù di lì e una serie di alterazioni nel sole hanno fatto aumentare la temperatura globale. Le calotte polari si sono sciolte e il livello dei mari si è alzato di decine di metri trascinando con sé innumerevoli quantità di detriti e fango che hanno seppellito tutte le città costiere e su cui è cresciuta una giungla immensa, grande come l’intero pianeta. Le temperature all’equatore raggiungono ormai gli ottanta gradi e la vita umana è possibile solo entro il circolo polare artico con gli abitanti che divengono sempre più sterili e meno numerosi.
Il genere umano è votato all’estinzione: “l’albero genealogico dell’umanità si stava sistematicamente potando da solo, risalendo alle radici e sarebbe giunto un momento in cui un secondo Adamo e una seconda Eva si sarebbero trovati soli in un nuovo Eden”.
Il protagonista, Kerans, si trova di fronte a un mondo in regressione, che lo affascina e lo spaventa allo stesso tempo, e provoca in lui un regresso mentale, come volesse seguire il destino dell’ambiente che lo ospita.